Le aziende segnalano tagli alla produzione fino al 40% a seguito della pandemia da coronavirus. Nonostante i loro timori, tuttavia, non prevedono licenziamenti di massa. D'altra parte, il 46 per cento delle aziende con più di 250 dipendenti riferisce che manca ancora la forza lavoro, il più delle volte nei trasporti e nell'agricoltura. È quanto emerge da un'indagine della Confederazione delle associazioni dei datori di lavoro e degli imprenditori, che si è svolta tra un centinaio di aziende alla fine della scorsa settimana ed è durata due settimane.Secondo il sondaggio, i grandi datori di lavoro sono interessati ai cechi e agli stranieri. D'altra parte, il rischio maggiore di licenziamenti è per le piccole e medie imprese. Per loro è fondamentale la velocità di accesso ai fondi previsti dal programma Antivir (il cosiddetto kurzarbeit). Più della metà (54%) delle imprese con un massimo di 50 dipendenti ha dichiarato di aver registrato un peggioramento nei comportamenti di pagamento tra i clienti. Per le imprese con più di 250 dipendenti si tratta del 27 per cento. Mentre fino al 47% delle piccole imprese può trovarsi insolvente a causa di ritardi nei pagamenti nelle prossime otto settimane, le aziende più grandi non temono sviluppi simili.Secondo l'indagine, le piccole imprese e i commercianti individuali sono i più colpiti dalla situazione derivante dal coronavirus. In effetti, molte di esse rischiano di fallire e di essere costrette a licenziare. Inoltre, più della metà degli intervistati ha riferito che gli ordini sono diminuiti di oltre il 40% rispetto all'anno scorso.L'indagine ha monitorato le risposte al questionario nelle categorie delle piccole (fino a 50), medie (50-250) e grandi imprese con più di 250 dipendenti. Circa il 60% degli intervistati prevede di utilizzare la compensazione statale dei costi salariali. (ICE VIENNA)

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