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Quadro macroeconomico (ISLANDA)

Pur povera di risorse naturali e con un mercato interno molto piccolo, l'Islanda ha uno dei PIL pro capite più alti al mondo. La ricchezza dell'economia si basa tradizionalmente sullo sfruttamento delle immense risorse geotermiche (che assieme all'idroelettrico garantiscono la quasi completa autosufficienza energetica e hanno favorito lo sviluppo di una fiorente industria energivora come quella della produzione dell'alluminio) e sulla trasformazione ed esportazione del pesce. Negli anni successivi alla crisi finanziaria del 2008-2011, che ha rischiato di precipitare il Paese in default, ha conosciuto un'enorme crescita il settore turistico, che oggi, con un fatturato complessivo superiore ai 3 miliardi di euro, copre un terzo di tutto l'export di beni e servizi del Paese. Negli ultimi anni il Governo islandese ha inoltre incrementato le risorse e gli incentivi volti a sostenere attività di ricerca e sviluppo in settori ad elevato valore aggiunto. Lo Stato, in particolare, offre un credito d'imposta fino al 35% sulle attività di R&S effettivamente sostenute. Anche grazie a questi incentivi, è aumentato il numero di nuove imprese in settori emergenti come le biotecnologie, la tecnologia sanitaria, i prodotti farmaceutici e le ICT, in particolar modo nel segmento della progettazione software. Grazie a questa politica, oggi l'Islanda è uno dei Paesi a più elevata digitalizzazione del mondo.

A livello congiunturale, nel 2023 il PIL islandese ha registrato un'espansione del 4,1%. La crescita è stata guidata dai numeri record dell'industria turistica, che ha potuto contare su più di 2,2 milioni di arrivi e quasi 10 milioni di pernottamenti, in aumento del 16% rispetto all'anno precedente. I numeri del settore turistico, cui si è sommata la crescita dell'export di prodotti industriali, hanno ampiamente compensato il calo delle forniture verso l'estero di due grandi comparti produttivi come l'alluminio e la pesca. Ciò ha permesso di mantenere l'attivo della bilancia delle partite correnti, voce molto importante per una piccola economia votata agli scambi con il resto del mondo come quella islandese. Per quanto riguarda il mercato interno, la domanda privata ha registrato un leggero incremento (+0,5%), mentre gli investimenti fissi del comparto produttivo hanno conosciuto una contrazione dello 0,6% rispetto all'anno precedente: la flessione è stata determinata da un'inflazione che al termine dello scorso anno ha sfiorato l'8%, incidendo sui consumi e, da qui, sulla produzione e sul business sentiment delle imprese. Per porre un freno all'incremento generale dei prezzi, la Banca Centrale ha provveduto ad aumenti progressivi del tasso d'interesse di riferimento, che oggi si attesta sul 9,25%. L'economia ha nondimeno retto bene agli effetti negativi dell'inflazione, grazie alla solidità del sistema bancario, alla crescita degli indici salariali, ad una situazione virtualmente di piena occupazione (il tasso di disoccupazione si aggira intorno al 3%) e a bilanci aziendali generalmente in salute.

Ultimo aggiornamento: 04/03/2024