Quadro macroeconomico (UNGHERIA)
Nel 2023 il PIL ungherese ha registrato una contrazione su base annua dello 0,9%, sia a causa dell’incertezza determinata dalle tensioni geopolitiche che da una congiuntura economica sfavorevole caratterizzata dall’impatto dell’inflazione sui redditi reali, dai tassi di interesse elevati e dal rallentamento della domanda estera con una conseguente diminuzione dell’attività produttiva.
Nello scorso anno, l’andamento negativo della domanda interna è stato in parte compensato dal contributo positivo delle esportazioni nette. Nel periodo di riferimento il saldo di parte corrente ha registrato un avanzo rispetto al 2022, anno in cui il conto aveva registrato un forte deficit a causa dei rincari dei beni energetici importati.
Il forte rallentamento dell’economia ha inoltre comportato un conseguente aumento dei rischi finanziari, una maggiore incidenza dell’onere del servizio del debito sul bilancio e condizioni di finanziamento più stringenti. A causa degli elevati tassi di interesse, il decremento degli investimenti privati ha aumentato il risparmio, sia delle famiglie che delle imprese non finanziarie. Allo stesso tempo i programmi statali di sostegno al credito hanno contribuito a sostenere l'economia.
Le Autorità ungheresi si sono adoperate per contenere la spinta inflazionistica attraverso l’adozione di una politica monetaria restrittiva. Dopo il picco raggiunto nel gennaio 2023, con il calo dei prezzi dei beni energetici e l’andamento moderato dei consumi, l'inflazione ha iniziato a scendere. A decorrere dal settembre 2023 con l’aumento dei salari medi nominali e il calo dell’inflazione i consumi delle famiglie sono tornati a crescere.
Sul fronte delle entrate, nel 2023 il gettito fiscale è risultato inferiore e la spesa per interessi ha esercitato una forte pressione sulle finanze pubbliche. Lo scorso anno il deficit di bilancio è stato pari al 6,7% del PIL. Il debito pubblico è sceso al 73,5% in rapporto al Prodotto rispetto al 74,1% del 2022.
In Ungheria è in corso una ripresa modesta, mentre prosegue il processo di disinflazione. Secondo le attuali previsioni, la crescita del PIL dovrebbe attestarsi al 2,5% nel 2024 sospinta dai consumi interni per poi accelerare al 4,1% nel 2025 con il graduale aumento degli investimenti. Le prospettive risultano tuttavia incerte con rischi orientati al ribasso per la crescita economica e al rialzo per l'inflazione. L'assenza di misure per fronteggiare gli squilibri fiscali e la mancata adozione di politiche strutturali potrebbero indebolire la fiducia e scoraggiare gli investimenti privati. L’assenza di progressi nelle riforme di Governance potrebbe inoltre comportare ulteriori ritardi nell’erogazione dei fondi UE.
Riguardo alla finanza pubblica, le attuali proiezioni indicano che il disavanzo delle amministrazioni pubbliche scenderà al 4,5% del PIL nel 2024 e al 3,7% del PIL nel 2025. In relazione al debito pubblico è prevista una diminuzione al 73,2% entro fine 2024 e al 72,1% entro fine 2025.
Quanto all’inflazione, attestatasi al 17,6% nel 2023, si prevede per l’anno in corso una diminuzione al 4,2% seguita nel 2025 da un ulteriore calo al 3,6%. Non si esclude che con la ripresa dei consumi e una eventuale crescita delle retribuzioni più elevata del previsto la diminuzione dell'inflazione potrebbe rallentare.
Con riferimento al mercato del lavoro, in questi ultimi anni sono state introdotte misure per aumentare la flessibilità. Sono stati inoltre effettuati investimenti per la formazione professionale per migliorare le competenze della forza lavoro. Nel 2023 il tasso di occupazione ha raggiunto il 74,8% mentre la disoccupazione il 4,2%. Tale andamento non dovrebbe presentare variazioni di rilievo alla fine del corrente anno.