Politica economica (GIORDANIA)
Il Governo giordano, anche alla luce di diverse ondate di protesta che si sono manifestate nel corso del 2018 e 2019, ha ripetuto l'intenzione di intervenire sulla crescente disoccupazione (oltre il 19%), dovuta in parte dell’ingente afflusso dei rifugiati siriani e dell’instabilità regionale, e in parte dalla crescita non brillante dovuta alla stagnazione della produttività e alla chiusura dei confini con l’Iraq e la Siria, che ha limitato fortemente il volume delle esportazioni, nonché di una riduzione degli investimenti esteri nel medio periodo.
Nell'ambito delle iniziative adottate dal Governo giordano per favorire il clima per gli investimenti nel Paese, e come da una richiesta del FMI, si segnala la recente approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, della riforma del processo legislativo e regolamentare, in vigore dal 4 ottobre 2018. La riforma si applica a tutti gli strumenti normativi e regolamentari, inclusi i processi di attuazione delle politiche, con l'obiettivo di creare un quadro unificato di riferimento del settore, aumentare la prevedibilità del processo legislativo, aumentare l'efficienza e la trasparenza in tutte le fasi dei procedimenti, definendo diritti e doveri delle parti in causa e quindi, in ultima analisi, i rischi per gli investitori. In tal modo si prevedono strumenti per la risoluzione delle contraddizioni con le norme preesistenti di rango costituzionale, legislativo ed amministrativo e si introduce il principio secondo cui le eccezioni devono essere circoscritte al massimo in modo da non sfavorire eccessivamente l'interesse collettivo rispetto a quello oggetto di tutela.
Amman è impegnata ad attuare il programma di assistenza (Extended Fund Facility) del Fondo Monetario Internazionale del valore di 723 milioni di dollari, firmato il 26 luglio 2016, e che ha fatto seguito alla conclusione del programma di “Stand-by Agreement” FMI del valore di 2 miliardi di dollari, concluso nell’agosto 2015, che ha consentito di avviare una fase di consolidamento fiscale. In particolare, l’accordo prevede sei condizioni fondamentali: 1) ridurre al 77% il rapporto debito pubblico/PIL entro il 2021; 2) istituire una task force incaricata di rivedere le priorità del Governo in materia di investimenti pubblici; 3) pubblicazione dei bilanci pubblici sia a livello di governo centrale che di enti locali; 4) creazione di una banca dati accessibile sia dal Governo sia dal Fondo; 5) predisposizione di un piano trimestrale di finanziamento, in coordinamento con la National Electric Power Company (NEPCO) e con l’Autorità dell’Acqua (WAJ); 6) pareggio di bilancio della NEPCO, attraverso un meccanismo di aggiustamento automatico delle tariffe elettriche nazionali ancorato alle fluttuazioni del prezzo internazionale del petrolio.
Il sistema bancario è solido, il mercato finanziario stabile con un buon livello di capitalizzazione e le riserve di valuta estera pari a sette mesi di importazioni. Tuttavia, nonostante la politica di riduzione del tasso d’interesse da parte della Banca Centrale, il credito nel settore privato resta ancora piuttosto limitato. Nel medio termine, oltre a proseguire nel programma di consolidamento fiscale, anche tramite una riforma più incisiva dell’ultima legge sulla tassazione dei redditi in corso di emendamento, e di diversificazione energetica - secondo il FMI - le Autorità giordane dovrebbero promuovere riforme strutturali nel mercato del lavoro, la riduzione del pubblico impiego e la partecipazione femminile alla forza lavoro. Circa il “business environment”, la Banca Mondiale continuerà a fornire assistenza in merito all’attuazione delle leggi sugli investimenti e sul partenariato pubblico-privato. È stato creato il “one stop shop”, unico punto di contatto per l’investitore per semplificare le procedure e favorire i programmi di investimento. I settori interessati da incentivi fiscali e doganali sono: agricolo, sanitario, turistico, ricerca e sviluppo, artistico, idrico ed energetico e dei trasporti.