X Chiudi
Governo Italiano
Governo Italiano

Breadcumbs

Aspetti Normativi (INDIA)

 

ASPETTI NORMATIVI E LEGISLATIVI

Regolamentazione degli scambi

Sdoganamento e documenti di importazione[1]: il regime doganale è disciplinato dal “Custom Act” del 1962 e dal Custom Tariff Act del 1975. Nel 1992 è stato inoltre introdotto il Foreign Trade Development and Regulation Act. Il Ministero del Commercio e dell’Industria è l’organo competente in materia. I dazi doganali sono applicati sia sulle merci importate in India, che su quelle in ingresso. Le merci in arrivo vengono classificate dal Customs Tariff Act in 4 distinte categorie in base al Paese d’origine al quale corrisponde un diverso trattamento tariffario, secondo i criteri dettati dal Sistema Armonizzato: a) merci che beneficiano della clausola della “nazione più favorita”; b) merci che beneficiano di un trattamento preferenziale (più bassa della tariffa al punto a) si applica alle merci originarie - secondo la nozione di “origine preferenziale” - di un Paese con il quale l’India ha stipulato un accordo daziario preferenziale - Paesi APTA, Paesi SAPTA, Paesi GSTP, Cile, Bhutan, etc.); c) merci diverse dalle precedenti, che quindi non beneficiano di trattamenti agevolati, ma viene applicata una tariffa ordinaria (General Rate); d) merci assoggettate a dazio per periodi limitati di tempo, in genere per frenarne l’importazione. Le merci importate devono essere corredate dalla seguente documentazione: a) fattura pro-forma, b) certificato di origine delle merci, c) documenti vari (i.e. certificato di controllo qualità, certificato di analisi chimica per prodotti chimici e farmaceutici), d) polizza di carico (in base al vettore utilizzato per il trasporto). Si consiglia agli operatori italiani di stabilire, prima dell’importazione, relazioni con importatori e spedizionieri qualificati per la puntuale consegna degli ordinativi, al fine di ovviare alle eventuali lungaggini delle operazioni di sdoganamento.

Classificazione doganale delle merci: nomenclatura combinata sulla base del Sistema Armonizzato.

Restrizioni alle importazioni: merci vietate e per le quali non è permessa l’importazione, a meno di avviso ufficiale (Policy Notification) del governo a riguardo; merci di libera importazione (Open General License-OGL) in base alla quale le merci possono essere liberamente importate dietro pagamento dei dazi doganali richiesti.

Importazioni temporanee: consentita l’importazione in esenzione da dazio per un periodo di sei mesi, prima della riesportazione, di materiali da esposizione (l’evento deve essere approvato e sponsorizzato dal Ministero del Commercio oppure dalla Indian Trade Promotion Organization), compresi materiali da costruzione ed ornamentali, destinati a mostre, fiere o eventi simili, dietro presentazione del Carnet ATA, emesso da una Camera di Commercio della città dell’esportatore. L’eventuale estensione del periodo d’importazione oltre i 6 mesi è di pertinenza delle autorità doganali.

Attività di investimento ed insediamenti produttivi nel paese[2]

Normativa per gli investimenti stranieri: l’India dispone, tra le economie emergenti, di una tra le politiche più liberali e trasparenti per gli investimenti esteri, consentiti fino al 100% secondo la “procedura in via automatica”, ovvero senza previa autorizzazione da parte del Governo indiano né dalla Reserve Bank of India (RBI). Come riportato da Deloitte, nell’ambito del progetto “Make in India”, sono state previste ulteriori liberalizzazioni in settori strategici quali la difesa e le ferrovie: con la pubblicazione della “Consolidated Policy circular of 2015” del 12 maggio 2015 è stato consentito, infatti, di effettuare investimenti esteri diretti nel settore della difesa “tradizionale” fino al 49% (prima 26%) e addirittura del 100% nel settore dell’alta tecnologia per la difesa e delle infrastrutture ferroviarie. Sono consentiti investimenti diretti fino al 100% anche nel settore farmaceutico e dei dispositivi medici, mentre permane il limite del 49% nel settore assicurativo. Con detto progetto è stata anche prevista l’estensione a 3 anni della validità delle licenze industriali necessarie per operare in India e il riconoscimento legale delle auto- certificazioni per i business non rischiosi. Nel 2015, infine, e’ stato approvato il c.d. “Composite caps” tramite il quale – in accordo con l’autorità di vigilanza per la borsa indiana (SEBI) – è stata innalzata dal 24 al 49% la possibilità di effettuare investimenti esteri “combinati” (sia investimenti diretti che quelli effettuati da investitori istituzionali esteri, foreign portfolio investor, etc.) in società finanziarie (quali banche, banche depositarie, società di servizio titoli, clearing corporation, etc.). Tali misure sono state affiancate anche da una serie di novità di natura fiscale. L’aliquota dell’imposta sui redditi delle società è stata ridotta dal 30% al 25% per le società con un fatturato/ proventi lordi pari o inferiori a € 50 milioni nell’esercizio 2019 - 20. Si propone un’aliquota agevolata dell’imposta sui redditi delle società del 15% alla nuova produzione di energia elettrica per uso domestico per le società (simile a quella per le nuove società manifatturiere fino al 2023) mirata ad attrarre investimenti nel settore dell’energia elettrica. L’aliquota dell’imposta alternativa minima (MAT) rimane al 15% mentre precedentemente era del 18,5%. Le start-up godono di particolari agevolazioni. Per i primi cinque anni sono escluse dai controlli relativi alla normativa sul lavoro e quelle con i ricavi complessivi fino ai € 12,5 milioni possono chiedere una deduzione sui profitti pari al 100% per tre anni consecutivi su dieci anni di accertamento dalla costituzione. L’aliquota agevolata della ritenuta d’acconto del 5% è disponibile sul pagamento degli interessi agli investitori istituzionali stranieri ed agli investitori stranieri qualificati sugli investimenti operati nei titoli di stato o nelle obbligazioni in rupie di una società indiana prima dell’1 luglio 2020. Per stimolare gli investimenti stranieri, a partire dall’1 aprile, il governo ha prolungato il periodo per fare gli investimenti fino all’1 luglio 2023 prolungando il tasso d’interesse agevolato sugli investimenti nei titoli di debito comunali. Si ricorda, inoltre, che la normativa fiscale vigente considera tassabili le cessioni “indirette” di società indiane, cioè partecipazioni il cui valore è “sostanzialmente” riconducibile ad assets ubicati in India. In tale ambito, la budget law del 2015 specifica ora quando una plusvalenza può essere considerata “sostanzialmente” riconducibile ad assets indiani e, nel contempo, introduce ipotesi di disapplicazione automatica della normativa. E’ del 10% l’aliquota della ritenuta domestica applicabile sulle royalties e sui compensi per servizi di assistenza tecnica corrisposti a soggetti non residenti da entità indiane (aspetto che assume particolare rilevanza per gli investitori italiani, considerato che l’aliquota prevista dalla convenzione contro le doppie imposizioni Italia-India è pari al 20%). E’ anche previsto il riconoscimento tax incentives maggiorati per gli investimenti effettuati nelle aree svantaggiate sia in macchinari nuovi che in attività di R&D.

Legislazione societaria: una società straniera che intenda stabilire un’attività in India avrà a disposizione le seguenti possibilità: 1) entità costituita di diritto indiano tramite domanda al Registro delle Società (ROC), ai sensi del Companies Act 1956 e 2013 e operante in forma di joint venture o di sussidiaria interamente posseduta; 2) come entità non costituita, quindi non soggettivamente distinta dalla società-madre straniera (la società può operare, quindi, sotto forma di ufficio di collegamento o di rappresentanza, ufficio di progetto, filiale, filiale indipendente in una zona economica speciale). In merito al settore Retail una prima apertura agli investimenti stranieri è avvenuta nel 2006 con ulteriori passi in avanti nel 2012: negli Stati che hanno recepito la legislazione nazionale, sono ammessi investimenti stranieri pari al 100% nel commercio al dettaglio di prodotti monomarca e al 51% per la distribuzione multi-marca purché vengano rispettate le seguenti condizioni preesistenti alla riforma: a) i prodotti devono essere venduti con lo stesso marchio a livello internazionale; b) la vendita al dettaglio dei prodotti monomarca deve comprendere solo prodotti che vengono contrassegnati con il marchio durante la produzione; c) l’investitore straniero deve essere il titolare del marchio; d) nel caso in cui l’investimento superi il 51%, almeno il 30% del valore dei prodotti venduti deve essere obbligatoriamente costituito da beni realizzati da piccole imprese indiane (i.e. con investimento totale inferiore a mln/USD 1) quindi da sussidiarie.

Brevetti e proprietà intellettuale

Prima di depositare la domanda di registrazione di un marchio è opportuno effettuare una ricerca preliminare per assicurarsi che lo stesso non sia stato registrato in precedenza, né sia presente nei registri delle società o in elenchi commerciali. La ricerca sul registro dei marchi può essere fatta on-line sul sito dell’Ufficio del Registro dei Marchi al costo di circa euro 6, o ci si può rivolgere a un consulente o a studi legali (circa euro 80 per marchio e per classe di prodotto). Qualsiasi richiedente avente una sede principale di business in India può depositare una domanda di registrazione. Ciascuna fase di archiviazione richiede una tassa prescritta per marchio e per classe di prodotti, che varia da euro 7 a 38 circa[3]. La documentazione richiesta varia in base al tipo di domanda, ma generalmente il modulo da compilare e la domanda devono essere redatti sia in inglese che in hindi e forniti in più copie. L’Ufficio del Registro dei marchi concede la registrazione in un anno e mezzo circa, ma talvolta sono necessari tempi più lunghi. La registrazione vale per un periodo di 10 anni, e può essere rinnovata per ulteriori 10 con il pagamento del diritto di rinnovo di circa 76 euro. Per ciò che concerne la tutela brevettuale, è necessario sottolineare come il tempestivo deposito della domanda risulta fondamentale, in quanto la data di deposito definisce il momento a partire dal quale ogni successiva divulgazione dell’invenzione non verrà considerata stato dell’arte. L’India inoltre applica, come l’Italia e la maggior parte dei Paesi, il principio del ‘First to File’ nel concedere i brevetti, per il quale il diritto al brevetto per un’invenzione spetta al primo che ne deposita la domanda, a differenza dei Paesi, come gli Stati Uniti, che privilegiano il primo che ha ideato e realizzato l’invenzione (‘First to Invent’). Dal punto di vista procedurale, urge ricordare che l’India è membro del Patent Cooperation Treaty, trattato che permette di depositare in un Ufficio solo e in una sola lingua un’unica domanda di brevetto valida simultaneamente in un uno o piu’ dei 142 Stati aderenti che si indicano nella domanda. Si hanno poi in genere 30 mesi di tempo per perseguire il protocollo con le varie fasi nazionali negli Stati scelti, rimandando così’ di molti mesi l’adempimento di formalità lunghe e costose negli Stati di effettivo interesse, e ottenendo nel frattempo un rapporto di ricerca con un’opinione relativa alla brevettabilità dell’invenzione da parte di un’Autorità internazionale. Gli operatori italiani possono perciò’ presentare la relativa domanda all’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti, indicando l’India. In alternativa, si può’ utilizzare la via del deposito diretto in India, presso l’Ufficio brevetti indiano (Indian Patent Office). Si premette che chi risiede in Italia prima di depositare direttamente all’estero una domanda di brevetto deve ottenere l’autorizzazione dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, che la concede dopo aver acquisito il parere dell’autorità militare.

Sistema fiscale

In India, il potere legislativo in materia fiscale è assegnato al governo centrale ed agli Stati federali.

L’anno fiscale decorre dall’1 aprile e, conseguentemente, termina il 31 marzo per tutti i contribuenti senza distinzione tra persone fisiche o giuridiche.

Il contribuente puo’ scegliere tra due regimi quello ordinario e quello opzionale (agevolato). Optando per il regime opzionale il contribuente beneficera’ di aliquote fiscali ridotte e nessuna esenzione/riduzione. Le aliquote per entrambi i regimi sono come di seguito riportato:

Imposta sui redditi delle persone fisiche [4]

Redditi (in INR)

Valore attuale

Nuovo Valore opzionale

Redditi inferiori a 250.000

0%

0%

Redditi da 250.001 a 500.000

5%

5%

Redditi da 500.001 a 750.000

20%

10%

Redditi da 750.001 a 1.000.000

20%

15%

Redditi oltre 1.000.001 a 1.250.000

30%

20%

Redditi oltre 1.250.001 a 1.500.000

30%

25%

Oltre 1.500.000

30%

30%

Con il nuovo regime opzionale, i Privati (cd. Ditte Individuali) e le Famiglie Indivise Indù (imprese familiari) devono rinunciare a tutte le detrazioni ed esenzioni come la detrazione forfettaria, gli interessi sul mutuo per la casa, il fondo di previdenza pubblico, l’assicurazione sanitaria ecc. e possono ottenere solo una detrazione solo per quanto riguarda il contributo dei dipendenti al sistema pensionistico ed una detrazione per quanto riguarda l’assunzione di nuovi dipendenti.

Attualmente, un cittadino indiano che lavora all’estero sarà considerato un residente qualora la sua permanenza in India ammonti a 120 giorni (anziche’ 182 giorni e oltre, come precedentemente stabilito). Un Privato o una Famiglia Indivisa Indù sarà considerato “non ordinariamente residente” qualora sia non sia stato residente in India sette anni sui dieci precedenti l’anno considerato. Un cittadino indiano non soggetto a imposta in nessun altro Paese per carenza di domicilio, residenza ecc. e’ ritenuto un residente indiano e quindi il suo reddito complessivo e’ soggetto a imposizione in India.

Aliquota dell’imposta sui redditi delle società (Società nazionale)

 

Società nazionale

Anno di accertamento 2020-2021

Anno di accertamento 2021-2022

Fatturato oltre € 31 milioni (INR 2,5 miliardi) nel 2016-17

25%

NA

Fatturato oltre € 50 milioni nel 2017-18

Esente (NA)

25%

Altro

30%

30%

       

Imposta sui beni e servizi (GST)[5]:

La tassa sui beni e servizi (GST) è un’imposta indiretta (o imposta sul consumo) applicata in India per la fornitura di beni e servizi. La GST viene applicata ad ogni fase del processo produttivo, ricade e viene scaricata tra tutti i produttori o prestatori di servizio tranne che dal consumatore finale. Sono cinque le aliquote fiscali:

  • 0% applicata a determinati alimenti, libri, giornali, tessuti di cotone fatti a mano e servizi alberghieri sotto i 12€;
  • 5% applicata all’abbigliamento sotto 12€, prodotti alimentari confezionati, calzature sotto i 6€, ecc;
  • 12% applicata all’abbigliamento con un costo superiore a 12€, carni congelate, posate, zucchero, biodiesel, ecc;
  • 18% applicata a determinati articoli di lusso tra cui prodotti di cosmesi, dolci, e calzature di valore superiore a 6€;
  • 28%, si applica a 50 prodotti di lusso e a prodotti come creme solari, piastrelle di ceramica, bidis (sigarette indiane), automobili, motocicli, ecc.

[1] Per ulteriori informazioni si consiglia di consultare: Government of India, Ministry of Commerce and Industry, Department of Industrial Policy & Promotion

[2] Per approfondimenti consultare il sito https://www.investindia.gov.in/ - Country Desk - Italy

[3] Per approfondimenti, si consiglia: IP Leaders (ipleaders.in)

[4] Fonte: http://www.incometaxindia.gov.in

[5] Fonte : GST India

 

Report del Ministry of Commerce and Industry, InvestIndia, IP Leaders, Income Tax India, Gst India
Ultimo aggiornamento: 29/08/2022