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Aspetti Normativi (ARGENTINA)

ASPETTI  NORMATIVI  E  LEGISLATIVI

Regolamentazione degli scambi[1]

Sdoganamento e documenti di importazione: lo sdoganamento della merce è disciplinato dal Codice Doganale con legge 22415 del 2.03.1981, modificata con leggi 23353, 23664, 23860 e 23968 e completata dai rispettivi decreti di attuazione. Tutti i prodotti importati devono avere autorizzazio­ne ai fini dell’ingresso nel Paese dal governo, tranne quelli con valore compressivo (FOB+NOLO+ASSIC) inferiori a USD 100. Prima di generare l’ordine di acquisto all’estero, l’importatore argentino deve richiedere la Declara­ción Jurada Anticipada de Importación (DJAI). Fino a quando non si ottiene l’approvazione, non è possi­bile importare le merci ed è quindi consigliabile non procedere alla spedizione. L’importatore argentino dovrà informare l’esporta­tore che il prodotto è stato approvato prima della spedizione per evitare problemi alla dogana.

Dopo il pagamento dei dazi, delle tasse e delle im­poste pertinenti, l’Autorità doganale, constatato che nulla osta allo sdoganamento diretto, verifica la do­cumentazione di accompagnamento presentata dal­lo spedizioniere, in particolare: a) certificazione delle firme sulla polizza di carico, con la rispettiva girata per lo sdoganamento; b) certificato di origine, ove richiesto; c) packing list; d) fattura commerciale origi­nale e 3 copie, con il visto consolare, ove richiesto; e) fattura relativa al nolo marittimo o al trasporto aereo; f) eventuali certificati richiesti dalla natura della mer­ce; g) eventuali certificati di licenze non automatiche.

Classificazione doganale delle merci[2]: il 2.08.2010 è stato approvato il nuovo codice doganale de Mer­cosur, il quale prevede l’eliminazione della doppia imposizione fiscale esterna e la definizione dei diritti d’importazione. Tale legge 26.795 è stata aggiornata il 10.12.2012.

Le autorità doganali argentine hanno incorporato il sistema Harmonized System Codes (HS codes) al fine di classificare i beni e assegnare le tariffe. Tale codice è la base per la nomenclatura comune del Mercosur (NCM) che si applica ai Paesi membri. I tassi ad valorem sono calcolati sulla base del valore CIF (cost, insurance and freight).

I procedimenti di importazione sono cambiati varie volte negli ultimi anni, perciò si consiglia di contat­tare un agente della dogana locale prima di iniziare il processo d’importazione. Le tariffe variano in base al tipo di bene, dallo 0 al 20% per la maggior parte dei prodotti. Per alcuni articoli dell’industria automo­bilistica si raggiunge il 35%. I prodotti di tecnologia informatica e i beni di capitale sono esenti momenta­neamente dalla tariffa esterna comune (TEC). Dipen­dendo dalla classificazione dei beni, le importazioni possono anche essere soggette al pagamento di una tariffa di statistica dello 0,5% che non può eccedere l’ammontare di 500/USD. Regole speciali si appli­cano al commercio intra-Mercosur. Oltre ai dazi ad valorem, esistono, per alcune merci, diritti d’importa­zione minimi specifici (DIEM), fissati periodicamente dal Ministero dell’Economia.

Restrizione alle importazioni [3]

La risoluzione 909 del 29.07.1994 è stata modificata con Decreto Presidenziale 1205/2016 (Regime di importazione definitiva per consumo di beni usati), al fine di flessibilizzare l’importazione di tali merci che, come manifestato dal potere esecutivo, costituiscono un’alternativa valida, soprattutto per le piccole e medie imprese, per incorporare macchinari, tecnologia più avanzata e migliorare la produttività. Pertanto, è stato istituito il  certificato di Importazione di Beni Usati (CIBU), che dovrà essere presentato alla Direzione Doganale Generale, dipendente dall’AFIP, per l’importazione definitiva di beni usati compresi nei capitoli dall’84 al 90 della nomenclatura comune del Mercosur, così come delle parti o componenti da incorporare agli stessi. Eccezionalmente, in caso di merci non incluse nelle categorie tariffarie di cui sopra, l’Autorità Doganale potrà autorizzare comunque l’ingresso di tali merci in base al presente regime. I beni usati saranno soggetti a un diritto di importazione del 14% e un diritto d’importazione pari al 7% se compresi nelle categorie tariffarie della Nomenclatura Comune del Mercosur.  I CIBU avranno una vigenza di 120 giorni lavorativi a partire dalla data di emissione. Rimangono comunque esclusi i container del tipo utilizzato nel trasporto marittimo di merci.

Importazioni temporanee: il regime di ammissione temporanea (RAT) è disciplinato dalla Risoluzione ministeriale (M.Ec. y O. y S. P.) 72 del 20.01.1992. Il RAT può essere impiegato per l’importazione di prodotti primari ed intermedi utilizzati per produrre merce destinata all’esportazione. Tali beni devono essere riesportati entro 180 giorni, salvo ottenimento di proroghe.

Attività di investimento ed insediamenti produttivi nel Paese[4]

Normativa per gli investimenti stranieri: discipli­nati dalla Legge 21.382 del 1980 e successive modi­fiche, il cui testo, ordinato nel 1993, è stato approvato con Decreto 1853/93. Agli investimenti esteri è assi­curata la parità giuridica con le imprese locali e non vi sono restrizioni al rimpatrio di capitale e profitti. Le procedure di approvazione dei progetti sono automa­tiche e nessuna attività produttiva è preclusa all’inve­stimento straniero, ad eccezione di quelle strategiche. Parimenti non esiste restrizione alcuna all’acquisto da parte di persone giuridiche e di persone fisiche di par­tecipazioni di minoranza o di azioni alle Borse valori, siano esse residenti o non residenti in Argentina.

Legislazione societaria:[5] per costituire in Argentina una rappresentanza o filiale di società italiana è prevista una specifica procedura; in Italia è richiesta la redazione di un verbale con il quale il Consiglio di Amministrazione decide di aprire un proprio ufficio di rappresentanza o filiale in Argentina, e, presso un no­taio, di una procura a favore della persona incaricata di sbrigare le pratiche in Argentina, nonché una copia della scheda anagrafica della società presso il Regi­stro delle Imprese e la presentazione presso la Pro­cura del Tribunale della giurisdizione, della documen­tazione suddetta, accompagnata da una copia degli Statuti della società, del verbale dell’ultima Assemblea che nomina i Consiglieri di Amministrazione e del ver­bale della successiva riunione del Consiglio di Ammi­nistrazione sulle cariche sociali. In Argentina occorre procedere alla traduzione della documentazione sud­detta da parte di un traduttore giurato iscritto nell’ap­posito Albo e presentazione di tutta la documentazio­ne presso il Registro Pubblico di Commercio.

Lo strumento più utilizzato in Argentina è la Unión Transitoria de Empresas (UTE), promossa general­mente per eseguire grandi lavori o prestare determi­nati servizi, come, ad esempio, l’esplorazione e perfo­razione di giacimenti di gas o petroliferi e l’esecuzione di grandi lavori pubblici. La UTE è disciplinata dalla Legge 19.550 sulle società (Artt. 377 e seguenti).

 

Brevetti e proprietà intellettuale[2]

I brevetti e i modelli di utilità sono disciplinati dalla Leg­ge 24.481, modificata dalla Legge 24.572 e modificata dalla Legge 25.859. L’organismo competente è l’INPI - Instituto Nacional de Propiedad Industrial che proteg­ge il Diritto degli Inventori concedendo due possibili tipi di Titoli di Proprietà Industriale: i brevetti e i modelli di utilità. Il brevetto permette all’autore di un prodotto il suo sfruttamento per 20 anni improrogabili a partire dalla data di presentazione della richiesta, mentre il modello di utilità permette lo sfruttamento esclusivo del prodotto per una durata di 10 anni improrogabile a partire dalla data di presentazione della richiesta.

La registrazione di un marchio concede al suo titola­re l’esclusività d’uso per 10 anni, essendo il titolo di proprietà prorogabile ogni 10 anni. La proprietà intel­lettuale è regolata dalla Legge 11.723 e successive modifiche.

 

Sistema fiscale[6]

Anno fiscale: 1 gennaio-31 dicembre.

L’importo delle spese fiscali stimato per il 2019 è pari al 2.33% del PIL. L’Imposta sul Valore Aggiunto sosterrà il 47% dei costi fiscali per un valore del PIL pari all’1,23%. L’imposta sul valore aggiunto sosterrà il 52% delle spese fiscali per un valore del PIL pari al 1,23%. I costi fiscali che gravano sull’imposta sui red­diti, pari al 16,1% del totale, raggiungendo un valore pari al 0,38% del PIL. I maggiori benefici previsti per questo tributo corrispondono alle esenzioni delle en­tità no-profit. I contributi previsti per la sicurezza so­ciale, la spesa fiscale più importante corrisponde alla riduzione delle tasse che gravano sul datore del lavore, che variano in base all’area geografica, beneficio che avendo la forma di un credito fiscale sull’IVA, colpisce la riscossione della stessa. Considerando l’imposta sui carburanti, la maggior parte di queste spese è dovuta dalle differenze delle aliquote che si applicano alla benzina, al gasolio (solo si considera l’uso di auto­mobili) e al gas naturale compresso e all’attuale esen­zione per i combustibili utilizzati nel sud del paese.

 

Imposta sui redditi delle persone fisiche (ARS)4.

Reddito

Imposta

0 – 33.039,81

0 + 5% per quota oltre 0

33.039,81 – 66.079,61

1.651,99 + 9% per quota oltre 33.039,81

66.079,61 – 99.119,42

4.625,57 + 12% oltre 66.079,61

99.119,42 - 132.159,23

8.590,35 + 15% oltre 99.119,42

132.159,23 – 198.238,84

13.546,32 + 19% oltre 132.159,23

198.238,84 - 264.318,45

26.101,45 + 23% oltre 198.238,84

264.318,45 – 396.477,68

41.299,76 + 27% oltre 264.318,45

396.477,68 – 528.636,91

76.982,75 + 31% oltre 396.477,68

Oltre 528.636,91

117.952,11 + 35% oltre 528.636,91

 

Tassazione sulle attività di impresa: 35%

Imposta sul valore aggiunto: 21%

 

[1] Fonte: Business Atlas paese 2019.

[2] Fonte: AFIP – Impuestos a las Ganancias www.afip.gob.ar

[3] Fonte: Fonte: Banca d’Italia (dati 2018) www.bancaditalia.it/statistiche/index.html

[4] Fonte: Agencia Argentina de Inversiones y Comercio Internacional www.inversionycomercio.org.ar/es/home

[5] Fonte: Información legislativa y Documental (www.infoleg.gob.ar)

[6] Fonte: Fonte: Ministerio Publico Fiscal www.mpf.gob.ar

 

“Business Atlas 2020: guida agli affari in 56 mercati per il business italiano” a cura delle Camere di Commercio italiane all’estero.
Ultimo aggiornamento: 03/06/2024